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Durante la settimana appena passata in montagna a sciare, la mattina prima di rientrare, dopo aver percorso le piste (e i fuori pista) da fondo (soprattutto) e da discesa della zona, ho deciso di provare i quad offerti in noleggio nel paese (Ovindoli – AQ). Essendo omologati come motoveicoli, credo che non sia OT, tanto più che, mi sembra, a volte sono apparsi anche sulle pagine della nostra rivista.

Ecco le mie impressioni, senza la pretesa che questa sia una prova completa, visto che è durata appena un’ora.

Primo (ovvio, ma è bene ripeterlo, visto le conseguenze che stava provocando il dimenticarmene): il quad non si guida come una moto.

Secondo (altrettanto ovvio, ma giacchè): il quad non si guida come un’auto.

Ambiente della prova: Ovindoli e dintorni, Appennino abruzzese, quota tra 1.400 e 1.200. Neve alta e fresca; fitta nevicata in corso. Eravamo con tre quad Yamaha 450 cc, 4 tempi, 4 cil., kg 300/350 (meno della mia moto): il proprietario su un due ruote motrici con le marce, io (da solo) e una coppia su due 4 ruote motrici senza marce.

Mi siedo, afferro il manubrio, provo a girare la manopola destra e, prima sorpresa, non succede nulla! Per forza! Il gas si dà con una levetta, da azionare col pollice destro! A questa cosa non mi abituerò completamente per tutta l’ora del giro.
Leva in basso a sinistra con tre posizioni: marcia avanti, parcheggio e retromarcia.
Posizione di guida un po’ più caricata in avanti rispetto alla mia moto, ma comunque comoda.
Casco a scodella (il mio è ovviamente rimasto a casa e mi devo accontentare di quello offerto col noleggio).

All’uscita dal negozio subito un primo impatto con le potenzialità del mezzo: un muro di neve da fare soggezione ad un fuoristrada: do gas e il quad lo supera senza sforzo.

Appena mollo il gas, il quad decelera rapidamente: di fatto userò il freno pochissimo nell’ora di prova.

Dopo un breve tratto sulle strade asfaltate, ma piene di neve e ghiaccio, della periferia cittadina, lasciamo la strada e la guida si infila in un sentiero che è talmente stretto e ripido che non riesco a individuarlo quasi fino a quando non ci arrivo sopra con le ruote!

E da qui comincia il bello (e il brutto!)

Per quasi un’ora i quad si arrampicano su sentieri ripidissimi, stretti, con la neve alta, sui fianchi della montagna, col dirupo che si apre minaccioso al mio fianco.

La guida, una volta accertatasi che riusciamo a seguirlo, aumenta il ritmo e a volte siamo in difficoltà. Nelle curve devo ricordarmi che è necessario azionare con decisione il manubrio, altrimenti il quad ovviamente non gira; ma devo anche accompagnare tale movimento con un deciso spostamento del peso del corpo, come su una moto, altrimenti il quad si può capovolgere. La combinazione dei due movimenti è meno intuitiva di quanto pensassi e, nei passaggi più difficili, devo impegnarmi per non perdere contatto. Il terzo quad resta un po’ indietro.

Ad un certo punto, il momento più rischioso: percorriamo uno stretto sentiero a mezzacosta, in un continuo saliscendi, con la neve molto alta e il dirupo a destra. Mi trovo con le ruote destre pericolosamente vicine al bordo del sentiero: giro il manubrio a sinistra e dopo un attimo sono troppo a sinistra: a questo punto prevale l’istinto da motociclista e tento di rimettermi al centro del sentiero “piegando”, cioè solo spostando il mio peso, senza girare il manubrio! Grave errore! In conseguenza di ciò, la ruota anteriore sinistra urta una roccia posta sul margine sinistro del sentiero e il quad si piega sulla destra, circa a 45 gradi: mi fermo e metto un piede a terra. Tutto a posto, do gas e il quad ritrova l’assetto. Continuo senza altri problemi.

Altri momenti “interessanti” quando il terzo quad va in testa-coda (su strada larga), e le numerose sbandate (queste controllate però) della guida col suo modello da competizione.

Da quanto ho visto mi sembra che i quattro ruote motrici siano in condizione di andare praticamente dappertutto, superando pendenze e fondi affrontabili altrimenti solo con un cingolato.

Il quad mi è parso un veicolo molto divertente, ma da usare con un minimo (come tutto del resto) di attenzione, senza lasciarsi troppo “prendere la mano”.

Se non amassi tanto la moto (vera) …

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                                     dal 12.2.2007