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                         CAPO 
                          NORD, A MODO MIO 
                          (10.000 km in 10 giorni) 
                        
                           
                             | 
                            17.6.2003 
                                - martedì - giorno 2 
                                Brannenburg (D) (7.28) - Angelholm (S) 
                                (21.15) 
                                Km 1.446, viaggio h 13.47, guida h 11.30   | 
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                        La notte è stata 
                          piuttosto fresca, ma il sacco a pelo può sopportare 
                          questo e altro. Smonto velocemente la tenda (sono contento 
                          di averla cambiata con questo modello a montaggio/smontaggio 
                          rapido) e riesco a partire alle 7.28: oggi sarà 
                          il giorno con la maggior percorrenza chilometrica. Ho 
                          davanti 1.000 km di autostrade tedesche senza limiti 
                          di velocità (e gratuite) e poi la Danimarca e 
                          (probabilmente) la Svezia. 
                        Rientro in autostrada e “libero” 
                          la moto. Noto però che oggi c’è 
                          abbastanza vento, prevalentemente contrario. La Gold 
                          Wing (almeno il 1.500) ha il difetto (uno dei pochi) 
                          che alle alte velocità, senza passeggero, si 
                          alleggerisce l’avantreno provocando fastidiose 
                          e (non rallentando) pericolose oscillazioni; il fenomeno 
                          (almeno sulla mia) compare oltre i 170 km/h, ma se non 
                          c’è vento può ritardare anche fino 
                          a 190, cioè quasi la sua velocità massima. 
                          Oggi il fenomeno si presenta, generalmente, quando supero 
                          i 170. 
                        E così vado, tra 160 e 170, con 
                          occasionali puntate a 180. In Germania ho detto che 
                          non ci sono limiti di velocità in autostrada, 
                          ma in alcuni punti particolari, vi sono (generalmente 
                          120 km/h). E statene certi: anche la Porsche che poco 
                          prima vi ha superato a oltre 200, qui rallenterà 
                          e si metterà tranquillamente in 1ª o 2ª 
                          corsia (tanto perché andare in 3ª, visto 
                          che si va tutti alla stessa velocità?). Assisto 
                          così a un fenomeno, per noi italiani, incredibile: 
                          la 3ª corsia vuota! 
                        L’attraversamento della Germania 
                          non è però solo velocità: ben presto 
                          sostituisco la visualizzazione della velocità 
                          sul GPS con quella dell’altitudine. Mi diverto 
                          a seguire il salire e scendere della strada sullo strumento: 
                          e così, dall’alta collina della Baviera, 
                          arrivo in 7 ore di guida (e 1.000 km) alla piatta pianura 
                          dello Schleswig-Holstein. 
                        Ovviamente non guardo solo lo strumento. 
                          E’ bello questo attraversamento della Germania, 
                          da sud a nord: dolci colline, molto verdi, si susseguono 
                          ininterrotte (tranne la parte finale in pianura). Le 
                          indicazioni sono sempre molto chiare e agli svincoli 
                          delle numerose autostrade non ho difficoltà a 
                          trovare la direzione giusta, grazie anche alla mappa 
                          che ho davanti. 
                        Apro qui una parentesi sulla “carta 
                          da serbatoio”. Innanzitutto sulla Gold Wing non 
                          è possibile montare la borsa da serbatoio, a 
                          causa della presenza dei numerosi comandi dello stereo 
                          nel tradizionale posto del serbatoio. Non volendo però 
                          rinunciare alla comodità di una cartina davanti 
                          agli occhi (il GPS non lo considero sufficiente in certi 
                          casi), mi sono fatto confezionare un contenitore di 
                          pelle e plastica trasparente, fissato con alcuni velcri 
                          adesivi, che quando non serve viene arrotolato facilmente. 
                          Le cartine però hanno il fastidiosissimo difetto 
                          di essere grandi e piegarle e dispiegarle in moto è 
                          una vera sofferenza. Così, proprio prima del 
                          viaggio, ho pensato di utilizzare gli atlanti a spirale 
                          del TCI (pubblicati quest’anno, 1:225.000 per 
                          l’Italia e 1:900.000 per l’Europa) in cui 
                          basta girare la pagina per cambiare zona; mi sono fatto 
                          preparare un’altra tasca, un po’ più 
                          spessa della precedente. L’esperienza durante 
                          il viaggio è stata ottima. 
                        C’è sole, la temperatura, 
                          dai 19° della partenza, nel corso della giornata 
                          arriva a 30°: comunque meno che in Italia. Noto 
                          che le braccia sopportano bene le numerose ore di sole; 
                          invece sul dorso della mano destra si è formata 
                          una piccola scottatura (1 cm di diametro) che comunque 
                          non mi crea problemi. Me la porterò dietro fino 
                          alla fine del viaggio: mentre scrivo queste note (metà 
                          luglio) è quasi scomparsa. 
                        Ad una sosta noto di aver perso lo sportellino 
                          del portaoggetti destro vicino al passeggero. Non è 
                          grave, ma mi dà un po’ di fastidio: non 
                          mi era mai successo un simile inconveniente. Scoprirò 
                          in Italia che si erano rotti gli attacchi di plastica 
                          (piuttosto fragili) del supporto. 
                        Arrivo a sud di Amburgo e il traffico 
                          aumenta finché, nei pressi della città, 
                          è completamente bloccato: poi stimerò 
                          la coda in circa 8 km. E’ pomeriggio inoltrato: 
                          che sia l’ora di punta? Ho attraversato tutta 
                          la Germania senza intoppi e ora questa coda …. 
                          Non so che fare. I tedeschi stanno tutti in fila disciplinatamente 
                          (ovviamente); non vedo altre moto. La mia moto è 
                          grossa (larga 1 m e lunga 2,62, più il portapacchi), 
                          ma in Italia raramente le file mi bloccano: in questi 
                          casi normalmente mi infilo quasi come uno scooter (con 
                          prudenza) e continuo la marcia. Ma qui, davanti a tutti 
                          questi disciplinatissimi tedeschi! 
                        Il dubbio dura un attimo. Ben presto 
                          comincio a sgusciare tra le auto: un po’ nello 
                          spazio tra le file incolonnate, un po’ al limite 
                          della corsia di emergenza. I tedeschi, devo dire, collaborano: 
                          diverse volte, al mio avvicinarmi, le auto si scostano 
                          per farmi passare; sarà la vista della Gold Wing 
                          (che con tutte le luci accese anche di giorno impressiona 
                          un po’), sarà per innata cortesia (o disciplina). 
                          Ben presto mi libero di buona parte della fila finché 
                          non raggiungo la galleria che passa sotto il fiume di 
                          Amburgo (l’Elba), dove incontro un motociclista 
                          locale: noto che lui, invece, è disciplinatamente 
                          in fila. A questo punto non riesco ad avere tanta faccia 
                          tosta da continuare il giochetto e mi accosto a lui: 
                          parliamo un po’, finché non esce dall’autostrada. 
                          Riprendo subito le mie manovre e supero la fila. 
                        Entro in Danimarca. Noto una curiosa 
                          caratteristica di molte strade: nel punto in cui l’asfalto 
                          si consuma di più (le due strisce dove passano 
                          le ruote di auto e camion) lo stesso è sostituito 
                          da asfalto nuovo, ma la cosa incredibile (per noi abituati 
                          a ben altri “rappezzi”) è che la 
                          giunzione tra i due asfalti è perfetta! Quasi 
                          non ci riesco a credere: passo diverse volte con le 
                          ruote della moto da un asfalto all’altro ma proprio 
                          non riesco a percepire la giunzione. E certamente la 
                          Gold Wing è molto sensibile alla qualità 
                          dell’asfalto! 
                        La Danimarca è completamente piatta, 
                          ma non monotona: è bello vedere scorrere verdi 
                          campagne ordinate e deliziose casette. E poi ci sono 
                          i ponti: emozionanti, impressionanti, bellissimi! 
                        Il primo, il più piccolo, unisce 
                          la penisola dello Jutland all’isola di Fyn (dove 
                          c’è la città di Odense), passando 
                          sopra il Piccolo Belt (Lille Baelt) con un 
                          ponte di circa 1 km.  
                        Il secondo è tra l’isola 
                          di Fyn e quella di Sjaelland (dove c’è 
                          la capitale Copenaghen), passando sopra il Grande Belt 
                          (Store Baelt): lungo 17 km è un insieme 
                          di ponti e viadotti. Mi 
                          spiace non potermi fermare comodamente per delle foto, 
                          ma qualcuna (e un breve filmato) la scatto. E’ 
                          impressionante: il vento lo fa vibrare nella parte sospesa. 
                          [FILMATO 100_0042] Anche 
                          da fermo [FILMATO 101_0180.AVI] 
                          devo tenere la moto saldamente per evitare di essere 
                          buttato a terra; mentre io passo di sopra vedo una barca 
                          a vela (molto diffuse nonostante le condizioni climatiche 
                          non favorevoli) passare di sotto. Il 
                          pedaggio è ben giustificato. 
                        Infine il terzo, tra l’isola di 
                          Sjaelland e la vicina Amager e la Svezia, passando accanto 
                          a Copenaghen, scavalcando l’Oresund. E’ 
                          il più particolare: per coprire i circa 15 km 
                          sono stati costruiti viadotti, ponti, un’isola 
                          artificiale e un tunnel sottomarino.   Anche 
                          qui pedaggio (pago in Svezia con carta di credito). 
                        Ce l’ho fatta; come da programma, 
                          sono arrivato in Svezia in 2 giorni. Però è 
                          un po’ tardi e mi conviene cercare subito un campeggio. 
                          Lo individuo (sulla carta) nella città di Angelholm, 
                          sulla costa del Mare del Nord, a nord di Helsingborg 
                          e Malmo. Dopo Helsingborg, raggiungo il bivio dell’autostrada 
                          dove a destra si va per Stoccolma e la via più 
                          breve e veloce per Capo Nord, mentre io vado a sinistra 
                          per la Norvegia: qui finisce, quindi, la strada che 
                          rifarò al ritorno e comincia il tratto di “sola 
                          andata”. 
                        Esco dall’autostrada (anche qui 
                          gratuita) e chiedo indicazioni, poiché non vedo 
                          segnali per il campeggio: una gentile famiglia (padre, 
                          madre e due figlie tipicamente “svedesi”) 
                          mi fa strada in auto fino all’ingresso del campeggio, 
                          dove finalmente (21.15) posso sistemarmi. Latitudine 
                          56° 15’. 
                        Il campeggio è ordinatissimo, 
                          noto i bagni col riscaldamento (all’arrivo ci 
                          sono 19°, ma poi la temperatura calerà). 
                          Mangio un hamburger in un vicino locale gestito da due 
                          cinesi. 
                        Nel campeggio, caratteristica comune 
                          in Scandinavia, ci sono soprattutto roulotte e camper, 
                          pochissime tende. 
                        
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