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                   CAPO 
                    NORD, A MODO MIO 
                    (10.000 km in 10 giorni) 
                  
                     
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                      20/21.6.2003 
                          - venerdì/sabato - giorni 5-6 
                          Capo Nord (N) (23) - Skarsvag (N) (23.15) (9.30) 
                          - Capo Nord (N) (9.41) 
                          Km 25, viaggio e guida h 0.26  | 
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                  Mi guardo intorno. Non capisco. 
                    Come si fa a ridurre un posto così? Ho percorso migliaia 
                    di chilometri in Norvegia su ottime strade, con un ottimo 
                    asfalto; strade costruite in ambienti difficili, ma ben tenute. 
                    Ora questa estremità settentrionale di quest’isola 
                    dell’Artico è stata spianata per farne un parcheggio, 
                    ma, rimuovendo lo strato superficiale, si è messa a 
                    nudo la terra, con roccia e sassi, senza 
                    pensare ad asfaltarlo. 
                  Quello che mi circonda, che, spinto dal forte 
                    vento, penetra negli occhi, nei vestiti, nella moto, non è 
                    solo nebbia, “naturale” nebbia; no, è terra 
                    che si alza da questo infame parcheggio, da questo posto che, 
                    certamente, era meglio prima. 
                  Ma ormai sono qui. Afferro la macchina fotografica, 
                    qualcosa per ripararmi dal vento e dal freddo (5°) e mi 
                    dirigo verso quello che, tra la “nebbia”, sembra 
                    il centro visitatori. 
                  Durante il percorso mi rendo conto che (contrariamente 
                    a quello che mi diceva l’addetta al pedaggio) è 
                    impossibile campeggiare con la tenda: troppo vento e terra. 
                    Entro nel centro (struttura enorme in parte interrata) ed 
                    esco dall’altra parte, dove c’è il famoso 
                    monumento. 
                  Lo vedo tra la nebbia. Mi guardo intorno. Si 
                    intuisce qualcosa: il mare di sotto, l’oceano davanti. 
                    Qui c’è un po’ meno terra (siamo più 
                    lontani dal parcheggio). Faccio le foto.     Il 
                    vento è talmente forte che mi butta a terra il cavalletto 
                    (fortunatamente mentre la fotocamera non è sopra).  
                  Rientro nella struttura, chiedo 
                    informazioni su campeggi alternativi, ma ricevo ben poco aiuto. 
                  Acquisto qualche souvenir e le “obbligatorie” 
                    cartoline: tutto carissimo. 
                  Sono a disagio: nel parcheggio arrivano frotte 
                    di turisti su pullman granturismo. Turisti di tutto il mondo. 
                    Ne è pieno il centro visitatori; c’è ressa 
                    anche per comprare le cartoline. Chiasso, voci, rumore. Dopo 
                    5 giorni di pace. 
                  Mi giro e vedo un sorridente turista giapponese 
                    con l’immancabile macchina fotografica in mano. 
                  Basta! Non ce la faccio più. Un ultimo 
                    sguardo alla nebbia e al sole che si intravede (poco) e torno 
                    alla moto. La guardo.  Sembra 
                    dirmi: ma dove mi hai portato! E’ coperta di terra: 
                    ne ha presa più in queste 2 ore che in oltre 5.000 
                    km da casa a qui (sono stati esattamente 5.467). 
                  Decido di andarmene; di andare nei dintorni 
                    a cercare un posto “decente” e un campeggio. E 
                    il sole di mezzanotte? A parte che di sole qui ora ne vedo 
                    ben poco, sono due giorni che sulla mia testa il sole non 
                    tramonta mai, il sole di mezzanotte l’ho già 
                    visto la notte scorsa, lo vedrò la prossima e oggi 
                    lo posso vedere meglio lontano da qui. 
                  Via! Lontano dalla folla e dalla natura sfregiata 
                    dall’uomo. Sono le 23. Riparto per la strada appena 
                    percorsa. Appena fuori dal Capo (appena 1 km) l’ammasso 
                    di nebbia e terra finisce immediatamente e, con uno splendido 
                    sole che mi riconcilia col mondo, continuo verso sud. 
                  Dopo 13 km vedo un campeggio ai bordi della 
                    strada: è segnato sulla cartina nella località 
                    di Skardsvag. Sistemo subito la tenda, mangio 
                    un panino preparato dal titolare. Il termometro segna 3°, 
                    ma c’è un bel sole e, soprattutto, tanta calma. 
                    Niente pullman, niente torme di turisti. Siamo qualche tenda, 
                    alcune hytte di legno, sul pendio di una collina con qualche 
                    chiazza di neve. 
                  E’ mezzanotte. Faccio due passi. Non 
                    c’è nessuno. Mi incammino verso una collinetta 
                    a nord: il sole è ancora più alto della collina, 
                    e non scende più!  Ecco 
                    il mio sole di mezzanotte, nell’isola di Mageroya, latitudine 
                    71° 6’, 9 km a sud di Capo Nord!  
                  Vado a dormire.   
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                  La mattina dopo mi alzo con comodo    e 
                    decido di andare a vedere la situazione a Capo Nord. Riparto 
                    alle 9.30 e dopo poco più di 10’ sono di nuovo 
                    lì. Stessa situazione di ieri sera: solo meno gente.  Sembra 
                    anche che ci sia meno nebbia, ma la situazione è molto 
                    variabile. Comunque la visibilità è migliore 
                    e ne approfitto per altre foto.     Spedisco 
                    le cartoline e riparto alle 11.30. 
                  Comincia il ritorno! 
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