| CORSICA1.000 km di curve
 
                      
                        |  | 17.4.2009 
                          - venerdì - giorno 4 Bonifacio (7.51) - Corte (17.23)
 Km 232, viaggio h 9.32, guida h 6.33
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                        |  |  La mattina  presto, smontata la tenda sotto un incerto sole che comunque promette bene per  la giornata, vado alla  vicina spiaggia di Piantarella. E’ probabilmente la spiaggia più meridionale  della Corsica, posta proprio di fronte all’isola di Cavallo, famosa per le  cronache mondane. E’ curioso vederla così deserta e immaginarla affollatissima  d’estate. A poca distanza dalla costa è alla fonda il battello che traghetta  verso l’isola di Cavallo i suoi esclusivi ospiti.  Breve  deviazione verso Capo Pertusato (il punto più meridionale della Corsica) e  l’omonimo faro (purtroppo non raggiungibile in moto, a causa della strada  sbarrata), e mi appare Bonifacio, splendida sulle alte falesie, illuminata dal  sole del mattino.             La cittadina  sorge in splendida posizione, sulle rive di un piccolo ma profondo fiordo, alta  sulla scogliera, rinchiusa nelle sue mura.  Salgo per le  strette strade fino in cima, dove è splendido il panorama.      Giungo infine alla  minuscola piazzetta in cima al paese, dove solo una moto riesce a trovare lo spazio  per una sosta. Mi piazzo lì e solita colazione al bar, panoramico, con il mare  (e la moto) di fronte. Ripassando  tra strette stradine, breve giro al porto, da dove partono i  traghetti per la vicina Sardegna,    e dirigo verso Porto Vecchio. La cittadina  è posta lungo la costa orientale, piatta fino a Bastia, ma è interessante per il  profondo golfo, oltre che per il centro storico, alto sul mare. Alla fine di una ripida salita,  giungo alla piazzetta centrale, dove parcheggio in modo “poco ortodosso”.  Visitato il  centro (senza perdere di vista la moto), mi attardo un po’ in un negozietto per  comprare qualcosa per mia moglie e, quando ne esco, scopro due poliziotti che  mi hanno appena fatto la multa per divieto di sosta (il prima della mia vita in  moto). Mentre scrivo queste note, sono in attesa di vedere se mi sarà mai  notificata in Italia. Adesso è il  momento di affrontare l’interno: basta mare e via verso le montagne! Appena uscito  da Portovecchio, mi ricordo che non ho fatto il pieno. Cosa assolutamente da  evitare, perché l’interno è estremamente scarso di punti di rifornimento. Penso  che al primo paese troverò qualcosa: invece no e quindi, chieste informazioni  (a Zonza), devio verso un paese vicino (Levie) che ha un punto di rifornimento  del prezioso liquido. La strada, comunque, sale magnifica dalla costa verso le  montagne: tortuosa e con un asfalto ancora buono. In breve arrivo al valico  (Bocca d’Illarata, m 994) e il golfo di Porto Vecchio è sotto di me. Fatto  rifornimento, visto che mi ritrovo più a ovest rispetto al percorso originario,  modifico leggermente la rotta, e continuo verso l’interno, sempre più selvaggio  e disabitato. E’ davvero magnifico; montagne, foreste, presenza umana quasi  nulla, animali semiselvaggi che attraversano la strada (cinghiali e cavalli),  qualche raro minuscolo paesino.       Giunto a Zicavo,  ritengo che sia giunto il momento, dopo la moto, di “rifornire” anche me ed  entro in un bar chiedendo un panino; ma, essendo fuori stagione, le risorse del  paese sono talmente scarse che il bar non è attrezzato nemmeno per questo; sono  indirizzato verso un vicino negozio di alimentari, dove una simpatica  vecchietta mi fornisce il necessario (una baguette e un salamino) per un  abbondante e gustoso spuntino. La signora, che parla un misto di dialetto corso  e italiano (comunque ben comprensibile), gestisce anche una specie di punto di  rifornimento carburante, in cui però la pompa che dovrebbe erogare benzina è  guasta da tempo (resta quindi utilizzabile solo il gasolio); per fortuna che ho  già fatto il pieno.    Il paese sembra  semiabbandonato, in attesa del ritorno dei turisti, quando riapriranno i vari  bar e ristoranti e le numerose case che, ora chiuse, sono a loro disposizione;  come mi conferma la vecchietta, che mi informa che ormai sono rimasti  (d’inverno) meno di 100 abitanti; e pensare che questo è uno dei paesi principali  che incontro lungo il percorso all’interno della Corsica! Dopo il paese  la strada continua, un po’ malridotta, mentre un cartello mi avverte che il  prossimo valico (Bocca di Vaccia, m. 1.193) è aperto.  Al valico una  stele mi dà il benvenuto in corso: “Siati ben’accolti”, più caloroso del vicino  saluto francese “Bienvenue”. Noto anche scritte indipendentiste nei  dintorni.  La strada  continua semideserta: non ricordo da quanto tempo non incrocio un’auto; ad un  certo punto però devo affrontare un tratto di diversi km in completo  rifacimento, sterrato e con molte pietre, mentre la neve fa capolino ai bordi  della strada.    Ormai sono  vicino alla zona delle montagne più alte, ancora innevate. La via è stretta, tipicamente di montagna, con  qualche tornante, spesso nei boschi, che forniscono molta legna, come attestato  dai numerosi tronchi tagliati, depositati a bordo strada.    Supero il  valico Bocca di Sorba (m 1.311); le nubi toccano le cime delle montagne, ma per  fortuna adesso non piove. Molto meglio così, anche perché devo stare molto  attento agli strapiombi che si aprono minacciosi ai bordi della strada, spesso  senza alcuna protezione o con parapetti molto bassi; al riguardo noto però che le  caratteristiche protezioni di legno, sono di tale (fragile) materiale solo  all’esterno (lato strada); infatti all’interno sono costituite da una più  robusta struttura in metallo. Meglio così, anche se spero di non doverle  testare!   Superato  l’ultimo valico, la strada giunge alla via principale, proveniente da Ajaccio;  è l’itinerario che unisce le due principali città della Corsica (Ajaccio e  Bastia) passando per Corte. Noto subito la netta differenza rispetto alla  strada secondaria che ho appena percorso: questa via è molto scorrevole, larga,  con curve ben raccordate e dall’asfalto ottimo; si snoda anch’essa tra le  montagne, ma è ben progettata e consente medie veloci. In breve arrivo a Corte. E’ ormai tardi  per visitare le Gole della Restonica: lo farò domattina presto (come  programmato); mi dirigo  quindi subito  verso il campeggio, per montare la tenda prima che si rimetta a piovere. Il  campeggio, come al solito, è molto tranquillo, situato a poca distanza dalla  via che porta proprio alle gole; pianto la tenda sotto gli ulivi. Ma è presto  per dormire e così ne approfitto per visitare Corte, in modo da avere la  mattinata libera domani. Giungo in breve al centro della città, corso  Paoli e, all’estremità della via, all’omonima piazza, dove parcheggio la moto  di fronte all’ … omonimo monumento. Pasquale Paoli è il simbolo del movimento  indipendentista corso, un eroe nazionale il cui nome ricorre in molte città  corse. Rifletto un attimo sulla singolarità di questa terra che ha dato i  natali a due uomini tanto diversi: il simbolo dell’indipendenza nazionale  (Paoli) e quello dell’imperialismo francese (Napoleone).    Dalla piazza  una via a gradini sale ripida, ma, per arrivare alla Cittadella, è meglio  riprendere la moto e percorrere un’altra strada. Giunto alla  Cittadella, in pochi  metri arrivo al Belvedere, da dove la vista spazia ininterrotta sulla città, la  fortezza e le montagne circostanti.     Il sole ormai  sta scendendo dietro i monti; guardando questi luoghi, la fortezza che pare  “inespugnabile”, la città ai miei piedi e le aspre montagne, penso a quegli  anni il cui il sogno di indipendenza di questo popolo si infranse. Scambio due  chiacchiere con un anziano del posto, che sento parlare corso con un'altra  persona e mi risponde in italiano quasi perfetto. E’ ora di  tornare alla tenda; domani voglio alzarmi presto, per sfruttare al meglio  l’ultima giornata in queste terre. Come al solito, cena in tenda e a letto  presto. |