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Sei in: MOTO - TRANSASIA: VIA DELLA SETA, MONGOLIA, SIBERIA - DIARIO DI VIAGGIO - GIORNI 7-9
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TRANSASIA
Via della Seta - Mongolia - Siberia

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16.6.2009 - martedì - giorno 7
Maku (IR) (7.15) +[1.30] -
Karaj (IR) (18.15) [+1.30]
km 841
viaggio h 11.00, guida h 9.00

17.6.2009 - mercoledì - giorno 8
Karaj (IR) (7.12) [+1.30] -
Sabzevar (IR) (18.40) [+1.30]
km 703
viaggio h 11.28, guida h 8.18

 … mi ritrovo, invece che nella comoda autostrada, in mezzo ai lunghi viali della periferia di Teheran, trafficatissimi e con una serie di incroci e svincoli che non ci capisco più niente. Tanto ho fatto per cercare di evitare di passare da Teheran, e adesso invece sono nella capitale iraniana proprio nei caldissimi giorni del dopo elezioni, con i gravi disordini che ho visto in televisione nei giorni scorsi. Noto parecchia polizia in giro, ma nessuno mi ferma; la situazione sembra tranquilla, ma non vedo l’ora di uscire da qui, anche perchè sto perdendo abbastanza tempo in giri viziosi.

Fa molto caldo, nonostante la quota si mantenga sui 1.000 m, con punte di quasi 2.000 dopo la città di Semnan; credo sia la prima volta che soffro davvero il caldo in questo viaggio.

Il problema maggiore però è il vento laterale, già presente ieri, ma che oggi è ancora più forte, sempre da sinistra.

Noto che le stazioni di servizio sono a volte fornite anche di moschea, evidentemente ritenuta essenziale per il viaggio di un buon mussulmano (che deve pregare 5 volte al giorno).

18.6.2009 - giovedì - giorno 9
Sabzevar (IR) (7.24) [+1.30] -
Saraks (IR) (16.35) [+1.30]
km 449
viaggio h 9.11, guida h 5.54

Il traffico aumenta, dirigendomi verso il centro di Mashad (città santa degli sciiti), fino ad essere quasi bloccato nei pressi del santuario; con la Gold Wing (nonostante la stazza) mi infilo come mio solito tra le auto, superando le lunghe colonne di auto quasi ferme. Ovviamente inseguito e circondato da nugoli di moto locali.

Arrivo al santuario dell’imam Reza (enorme, si vede da lontano).

La folla è enorme, preveniente da tutto l’Iran e anche dall’estero; non noto altri occidentali, mi sembrano tutti mussulmani sciiti.
L’organizzazione è però efficiente e non ci sono molte code agli ingressi, che sono quattro, ai quattro lati del santuario.

Già dall’ingresso, la prima cosa che mi colpisce è la sincera e profonda devozione che appare nei fedeli; davvero commovente.

Il santuario è imponente; appena entrati, mi accoglie una immensa piazza lastricata di marmi; poi cominciano una serie di edifici religiosi e di cortili (fresco rifugio alla calura, sia per l’ombra che per la discreta ventilazione che si crea tra i vari ambienti). Marmi, piastrelle decorate, architetture eleganti, piante ornamentali. Uno dei complessi architettonici più belli che abbia mai visto.

E poi la gente, che lo affolla in ogni angolo, visitando e soprattutto pregando; in diversi grandi cortili si svolgono, alla voce degli imam, le preghiere collettive.

Uscito da Mashad, presso il villaggio di Shurlukh, trovo la deviazione per l’antico (1128) caravanserraglio di Rubat Sharaf. Pochi chilometri di strada assolata e lo avvisto. Bellissimo.

Le alte mura si ergono in un territorio completamente desertico; pare che il tempo si sia fermato a secoli fa. Mi sembra davvero di essere nel periodo in cui questo edificio era affollato: mercanti che percorrevano la lunga (e pericolosa) Via della Seta, alla ricerca di quelle merci preziose che poi portavano dall’oriente in Europa; soldati, nobili e re che attraversavano questo deserto; luogo di riposo, di preghiera, di incontri; pausa nel lungo viaggio.

E’ un luogo che evoca altre epoche, carico di storia; il custode accenna qualche spiegazione, di cui afferro (per le barriere linguistiche: qui la conoscenza dell’inglese è praticamente zero) solo una piccola, ma significativa, parte. Percepisco la storia che è passata di qui; carovane, guerrieri, mercanti, avventurieri, esploratori, religiosi. Ognuno con i suoi scopi, ma tutti viandanti bisognosi di riposo e rifugio. Credo che pochi altri luoghi rappresentino la Via della Seta come un antico caravanserraglio.

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