gold-wing.it - "La meta è la strada"

    HOME    

     MOTO            VELA       PENSIERI        LINK           CERCA   
Sei in: MOTO - ITALIA GIAPPONE E RITORNO - DIARIO DI VIAGGIO - GIORNO 14

ITALIA - GIAPPONE E RITORNO
3.6/31.7.2011 - km 33.876

Andata
10 11 12 13 14 15 16 17 18  
Corea
19 21 22 23 24 25 26 27 28  
Giappone
29 30 31 32 33 34 35 36 37 38

(Altaj: 49/51)

 
Ritorno
39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59
Conclusioni
Ringraziamenti
Motoguida

clicca per il giorno precedente

16.6.2011 - giovedì - giorno 14
E Ulan Udè (6.05) [+7]
Sbega (21.47) [+8]
km 982
viaggio h 14.42, guida h 11.28

Gps Garmin
GPX
Google Earth

Fotoalbum del giorno

Sveglia alle 5 e partenza alle 6.05: non è uno sforzo per me; ho una gran voglia di fare strada, di andare avanti, di vedere posti nuovi. E poi il sole sorge talmente presto (oggi qui le 5.30), che mi sembra uno spreco restare a letto e partire più tardi. Del resto un’ora la perderò subito, perché a pochi km da qui dovrò cambiare orario, passando da +7 a +8 (rispetto all’Italia).
La Russia è talmente grande che ha ben 8 ore diverse, rispetto all'Italia dai +2 di Mosca ai +9 di Vladivostok (oltre al +1 del’exclave di Kaliningrad), e io in questo mio viaggio verso est vado ad un tale ritmo che quasi ogni giorno cambio orario, perdendo quindi un’ora ogni volta. Aggiungendo le 2 ore tra l’Italia e Mosca, a Vladivostok saranno in totale 9 ore “perse”, quasi una giornata di viaggio, che ovviamente recupererò al ritorno.
Apro il pesante cancello che chiude il cortile dietro l’albergo, dove la moto ha passato la notte, torno sulla via principale e punto la ruota verso est. Non c’è nessuno in giro.
Il sole, ancora basso, è proprio davanti ai miei occhi e per un po’ di km mi dà fastidio. Inevitabile che accada, in uno viaggio come questo che si sviluppo soprattutto in longitudine: avrò questo problema la mattina presto per tutta l’andata, e la sera al ritorno. Dirigo verso il “Sol Levante”:


Anche oggi un po’ di nebbia nelle prime ore:


Non ho fatto colazione, tranne uno snak d’emergenza di quelli che ho sempre con me (all’albergo era tutto chiuso) e quindi cerco un posto dove rifocillarmi; ma c’è poca roba in giro e comunque è tutto chiuso. Trovo infine un posto, che sembra il più isolato che abbia incontrato finora:


Il cartello indica che l’orario di apertura: 9/24. Sono le 8.50, mi tocca aspettare. Nell’attesa, controllo lo stato dei servizi igienici che, come immaginavo, sono nello standard russo (anzi anche qualcosa al di sotto): una baracca con un buco per terra; niente acqua o altro; meglio la foresta. La puzza in foto non viene:


All’apertura, ho modo di apprezzare l’ampio assortimento del bar:


Riprendo la strada. Ogni tanto incrocio strani sidecar, fatti artigianalmente, come uno in cui il carrozzino è costituito da semplici assi di legno, inchiodate in modo approssimativo:


I distributori non sono abbondanti, ma comunque sufficienti… a patto di non saltarne uno soltanto perché non si è in riserva, pesando “faccio il pieno al prossimo”. La scelta però spesso è limitata a quella con numero di ottano 80 o 92:


Qualche lavoro in corso con conseguenti deviazioni sterrate.
La strada è nelle solite condizioni “russe”, quindi non eccezionali e piuttosto variabili. Il problema principale sono i tratti con ghiaia, soprattutto quella grossa. Dovrei affrontarla come si fa in fuoristrada, dando gas, in piedi sulle pedane, quasi “galleggiando” sul fondo infido. Facile a dirsi, ma quando guido mezza tonnellata di stradale non è proprio la cosa più naturale del mondo. Finisce così che a volte commetto l’errore di affrontarli troppo piano e mi trovo in difficoltà. Comunque non cado mai e ne esco sempre, magari non in modo troppo elegante, ma comunque ne esco. Mi rendo conto però che, piano piano, mi sto abituando e, alla fine della giornata, ormai affronto certe pietraie in modo quasi ottimale.
Certo, quando vedo certa roba, un minimo di apprensione resta:


La zona è poco popolata; passo accanto a piccoli villaggi, dall’aspetto piuttosto misero e malandato:


Arrivo infine a Cità, l’ultima grande città della Siberia. Sì perché, dopo Cità, comincia quello che i russi chiamano Far East, l’estremo est (a somiglianza del Far West americano). Una regione dove fino allo scorso anno l’unico via d’accesso via terra era il treno (con la Transiberiana), poiché solo a settembre è stata completata la strada che sto percorrendo. Prima c’erano solo piste.
Dopo Cità, in effetti, la regione mi sembra diversa. Non c’è più ormai la pianura e le colline della Siberia, ma montagne, che attraverso andando su è giù per le numerose valli e scollinando per passi alti a volte oltre 1.000 metri.
E da qui, da Cità, comincia la mitica strada dell’Amur, al M58. E leggere su un cartello stradale “Habarovsk km 2.165” fa una certa impressione.


Percorrerò questa strada, la M58, per i prossimi 2 giorni e, dopo Habarovsk, meno di 700 km per Vladivostok e l’oceano Pacifico.
Nella prima parte della M58 ci sono ancora dei tratti in costruzione (non è quindi vero che è completa), ma non sono molto lunghi (meno di 10 km per volta); in ogni caso, li affronto con prudenza:


Incontro un motociclista russo: lui con la sua sportiva molto più leggera della mia moto può permettersi di affrontarli più allegramente:
                                                                            



Ogni tanto vedo dei camion dei vigili del fuoco parcheggiati a bordo strada, pronti a intervenire in caso di bisogno. I centri abitati infatti sono talmente scarsi che credo sia l’unico modo per intervenire in un tempo ragionevole in caso di bisogno.


La strada sale di nuovo, verso uno dei valichi a oltre 1.000 metri; il cielo si fa scuro e il traffico sempre più scarso; sono solo tra le montagne. Comincia a rinfrescare e vedo del bianco sul terreno intorno a me. Neve? Non mi sembra che faccia tanto freddo, anche se in Siberia una nevicata è possibile anche d’estate (e poi siamo solo in giugno), tanto più che sono a oltre m 1.000.
Improvvisamente tutto si fa bianco, anche sulla strada; rallento e mi fermo a controllare: no, non è neve, è gradine! Una violenta grandinata ha coperto tutto di bianco; che fortuna, credo che sia finita pochi minuti prima del mio passaggio!
                                                                                         

Ridisceso di quota, la situazione torna normale.
La strada è la migliore che abbia trovato in Russia. Davvero ottima. La spiegazione è semplice: l’hanno finita meno di un ano fa, a settembre, quindi…. non ha ancora fatto in tempo a rovinarsi. Ben progettata, curva ampie, sede stradale ben fatta, supera con agilità le grandi ondulazioni del terreno, portandomi su è giù per le montagne; a 2 corsie (una per senso di marcia), spesso c’è una terza corsia per la salita.


La strada è talmente bella che ormai bado poco al limite di velocità (90 km/h) e, anche per il non funzionamento del cruise control, ormai vado spesso a 120/130. Anche perché non vedo nessun poliziotto in giro. Del resto la regione è sempre meno abitata, e i poliziotti da qualche parte devono pur vivere: non essendoci città vicine, è normale che anche loro siano scarsi, quando non addirittura assenti.
E’ bellissimo “volare” a 130 km/h in mezzo alle montagne di questo remoto “Far East” russo; su è giù lungo i pendii, lungo le curva ben raccordate, attraverso le sterminate foreste, col sole che, lentamente, si abbassa alle mie spalle.
Già, il sole si abbassa e nemmeno tanto lentamente. E’ tardi, devo trovare da dormire, ma prima ho un problema più serio.
Non vedo città a paesi da ore; a volte, qualche piccolissimo villaggio, magari presso la ferrovia Transiberiano, unico collegamento fino a pochi mesi fa. Il fatto che questa regione sia poco abitata comporta anche qualche conseguenza negativa: con quel che ne consegue. Se posso anche fare a meno di un bar dove ristorarmi, non posso fare a meno di un distributore di carburante. E distributori non ne vedo. La causa, oltre il fatto che questa è una regione quasi disabitata, anche perchè la strada è nuova e quindi non si sono ancora costruite molte strutture “di contorno”, cioè bar e distributori.
Il mio serbatoio è di 23,8 litri; con un consumo medio di 14 km/l ho un’autonomia di 333 km; andando piano posso diminuire il mio consumo a 17 km/l per un’autonomia quindi di 405 km, ma di più no, a meno di andare sempre a velocità costante a non più di 90 km/h.
Ho fatto l’errore, circa 1 ora fa, all’ultimo paese, di non fare il pieno, poiché ero a oltre metà serbatoio. E ora mi ritrovo, in mezzo alle montagne disabitate, col sole prossimo al tramonto, quasi in riserva.
Cerco segni di un distributore, ma nulla. Dopo un po’ (il traffico è molto scarso) supero un auto e mi dicono che ci “dovrebbe” essere un distributore più avanti: “quanto avanti?” - “Non molto”. Mi dicono anche il nome di un villaggio, che però non comprendo bene.
Con queste “precise” indicazioni, proseguo. Se rallento a 90 km/h, restando costante con un filo di gas, dovrei percorrere 20 km/l, quindi con la riserva di 3,8 litri (che si fra un po’ si accenderà) potrò fare 76 km.
Son più preoccupato per la benzina che per il dormire, ma, proseguendo col sole sempre più basso, mi rendo conto che anche restare al buio su queste montagne senza un riparo adeguato non sarebbe molto piacevole. Certo, ho sempre la mi fida tenda, ma passare la notte in posti così isolati, da solo, in campeggio libero, non mi attira molto. Campeggiare in queste circostanza significa, secondo me, rischiare troppo, per eventuali brutti incontri (più di persone che di animali).
Proseguo. La luce della riserva si accende. Cerco sulla carta e sul gps il nome di un villaggio che potrebbe essere quello indicatomi dagli automobilisti di prima; potrebbe essere quello che vedo segnato, più o meno all’altezza in cui mi trovo, sulla mia sinistra. Speriamo.
Improvvisamente compare a destra una piazzale, quasi senza segnalazione e nel piazzale vedo una (antiquata) pompa di benzina! E’ fatta. Ma l’esultanza è doppia, perché, sull’altro lato del piazzale, vedo anche una “gostiniza”. Bene, ho risolto due problemi in un colpo solo: benzina e da dormire. Anche oggi, l’essenziale è stato trovato.

clicca per il giorno successivo

gold-wing.it © - tutti i diritti riservati - gold-wing@libero.it
                                     dal 12.2.2007