gold-wing.it - "La meta è la strada"

    HOME    

     MOTO            VELA       PENSIERI        LINK           CERCA   
Sei in: MOTO - ITALIA GIAPPONE E RITORNO - DIARIO DI VIAGGIO - GIORNO 49

ITALIA - GIAPPONE E RITORNO
3.6/31.7.2011 - km 33.876

Andata
10 11 12 13 14 15 16 17 18  
Corea
19 21 22 23 24 25 26 27 28  
Giappone
29 30 31 32 33 34 35 36 37 38

(Altaj: 49/51)

 
Ritorno
39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59
Conclusioni
Ringraziamenti
Motoguida

clicca per il giorno precedente

21.7.2011 - giovedì - giorno 49
Novosibirsk (7.57) [+5]
Altaj(passo Seminskij) (17.47) [+5]
km 583
viaggio h 9.50, guida h 7.50

Gps Garmin
GPX
Google Earth

Fotoalbum del giorno

Saluto Eugeniy: ci vedremo fra due giorni. Infatti ho preventivato 3 giorni per visitare l'Altaj: uno per arrivare nella repubblica dell'Altaj, uno per giungere quasi al confine mongolo e iniziare il ritorno, uno per rientrare a Novosibirsk.
Direzione sud, lungo la M52, in pratica l'unica strada percorribile verso l'Altaj.
Purtroppo il tempo non è un granchè: coperto, ogni tanto piove un po'. La strada, finchè non mi allontano da Novosibirsk, è trafficata e scivolosa.
Più a sud, comincia la pace.


Ma le montagne ancora devono arrivare.
Continuando verso sud, entro nel Territorio dell'Altaj. Presso il capoluogo (Barnaul), smette di piovere e ne approfitto per asciugare, sistemandoli sulla moto, i jeans che (ormai impresentabili) ho lavato ieri sera usufruendo della lavatrice di Eugeniy, a Novosibirsk.
Dopo un centinaio di chilometri in moto sono perfettamente asciutti. La lavatrice lava, ma la moto asciuga!


Attraversato il Territorio dell'Altaj, arrivo nella Repubblica dell'Altaj.


Dopo pochi chilometri, il suo capoluogo: Gorno-Altajsk. Da qui, la Mongolia dista poco più di 500 km (presso la località di Tashanta).


Ora cominciano le montagne.
E gli animali che vagano liberi per la strada.


Il Territorio dell'Altaj (che ho appena attraversato) è abitato in gran parte da Russi (92%, poi tedeschi 3%...); invece la Repubblica dell'Altaj è abitata da una consistente minoranza non russa, di etnia altaica, che parla appunto la lingua altai (meno di 70.000 sui 200.000 abitanti della repubblica).
Eugeniy mi ha messo in guardia ripetutamente da loro. Non che siano cattivi, anzi. Semplicemente non reggono l'alcol; quindi una bottiglia della onnipresente vodka ha effetti devastanti su di loro; per usare l'espressione della mia guida Lonely Planet (anch'essa mi mette in guardia), "un sorriso gentile si può trasformare in violenza imprevedibile nell'arco di una bottiglia, il che significa che i villaggi altaici possono essere pericolosi, soprattutto di notte".
Sto in guardia, anche se certo non evito il contatto con la popolazione locale. Per quanto mi riguarda, posso confermare la parte del "sorriso gentile"; non ho invece approfondito l'effetto dell'alcol su di loro, anche perchè, dopo il tramonto, mi sono guardato bene dall'andare in giro.
Passata Ust Sema, la M52 è chiamata Chuysky Trakt: 400 km tra le montagne, fino alla Mongolia.
La strada si allontana dal fiume Katun (che finora aveva seguito) e comincia a salire.


Piccoli villaggi ogni tanto punteggiano il verde delle montagne.


Ma più vado avanti, minore è la presenza umana.


La strada corre spesso accanto a piccoli corsi d'acqua, a volte attraversati da piccoli ponti in legno.


Ormai sono tra le montagne.
                                                                  

I soliti attraversamento non sulle strisce.


Il tempo però peggiora: mi copro e continuo, ma sono un po' in difficoltà. Proprio adesso, infatti, la strada (finora discreta) peggiora. Prima una serie di lavori in corso, che interessano tutta la carreggiata. Percorro diversi chilometri in un tratto in cui l'asfalto è stato completamente rimosso... e ancora non c'è il nuovo.
Sono ad appena 20 km dal passo Seminskij, ma dopo il punto di questa foto,


la strada peggiora, con solchi sempre più pronunciati, fino ad arrivare a quello che trovo sul valico, a 1.700 m di quota. E ci metto 40' per percorrere i 20 km fino al valico.
Più che asfalto, sembra l'effetto delle ruote di un camion sul fango, ma non è fango, è asfalto. Una vera trappola per qualsiasi veicolo a due ruote.
                                                                                 

Per fortuna, quasi sul valico, c'è un albergo. Fa freddo (sono a m 1.700), piove e la strada è infame: non esito un attimo a entrare nell'albergo per trovare da dormire. Il resto dell'Altaj aspetterà domani.


L'albergo è comodo e in posizione strategica, quasi in cima al passo.


Il personale è interamente femminile. Simpatiche.
Noto la varietà dei caratteri somatici; si va dai tipici russi, ai mongoli, con tutte le gradazioni intermedie.
Ceno prima che arrivi l'ora di punta. A fine cena infatti noto che il ristorante comincia ad animarsi, con locali (sia uomini che donne) che affollano i tavoli; la maggior parte sono di etnia altaica, pochi russi "russi".
Quando vedo che cominicano a girare le bottiglie di liquore e i visi cominciano ad alterarsi, mi ritiro nella mia camera. Lascio ad altri il compito di verificare se quello che dice la guida (e il mio amico Eugeniy) sia vero; io non rischio.
Vorrei anche chiudermi in camera, ma la porta non si chiude (come ho purtroppo verificato appena preso possesso della camera). Mi arrangio con una chiusura d'emergenza.
Domani l'obiettivo è arrivare al confine mongolo e tornare più o meno qui.
Ora ha smesso di piovere; speriamo che domani sia almeno così.

clicca per il giorno successivo

gold-wing.it © - tutti i diritti riservati - gold-wing@libero.it
                                     dal 12.2.2007