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Sei in: MOTO - ITALIA GIAPPONE E RITORNO - DIARIO DI VIAGGIO - GIORNO 53

ITALIA - GIAPPONE E RITORNO
3.6/31.7.2011 - km 33.876

Andata
10 11 12 13 14 15 16 17 18  
Corea
19 21 22 23 24 25 26 27 28  
Giappone
29 30 31 32 33 34 35 36 37 38

(Altaj: 49/51)

 
Ritorno
39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59
Conclusioni
Ringraziamenti
Motoguida

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25.7.2011 - lunedì - giorno 53
Abatskiy (6.09) [+4]
Urali Est Ufa (18.53) [+4]
km 924
viaggio h 12.44, guida h 10.30

Gps Garmin
GPX
Google Earth

Fotoalbum del giorno

Parto poco dopo le 6. Oggi voglio rientrare in Europa.
A Novosibirsk ho deciso, consultandomi con Eugeniy, di percorrere una strada più meridionale del progetto originario.
Due anni fa, di ritorno dalla Mongolia, passai da Ishim - Kurgan - Ufa - Kazan - Nizni Novgorod - Mosca.
Quest'anno (all'andata) ho tenuto un percorso più settentrionale: Mosca - Nizni Novgorod - Kazan - Perm - Ekaterinburg - Tyumen - Ishim, che non mi ha molto soddisfatto, soprattutto per le strade verso Perm (ed è più lungo).
Per il ritorno di quest'anno avevo programmato lo stesso percorso di due anni fa, ma a Novosibirsk ho appunto deciso di fare Ishim - Kurgan - Ufa - Samara - Ryazan - Mosca.
E' un po' più lunga del progetto originario, ma secondo Eugeniy è meno trafficata. A me comunque va bene perchè, in questo modo, riesco a differenziare maggiormente andata e ritorno, diminuendo il tratto percorso nei due sensi, che a questo punto resta solo quello a ovest di Mosca e a est di Ishim.
Esco con qualche difficoltà dal cortile fangoso dell'albergo, anche perchè un'auto si era piazzata proprio sul vialetto di ingresso, costringendomi a passare proprio sulla zona più fangosa.


Interessante un sidecar con carrello.


Trovo la strada migliorata rispetto a due anni fa: ormai è in buona parte rimodernata, ma ci sono sempre lavori.
In uno di questi si forma una lunga fila (senso unico alternato).


Io, come al solito, supero tutta la file e mi piazzo davanti.
Il semaforo è molto lungo, quindi spengo il motore. Quando faccio per riavviarlo, l'amara sorpresa: la moto non parte!
In effetti è dalla partenza da Vladivostok (11 giorni e 9.000 km fa) che la moto a volte non parte. Solo che, un conto è farlo in un tranquillo parcheggio, un altro nel mezzo di una strada, dopo che hai superato un chilometro di fila di automobilisti russi fermi sotto il sole, e per di più bloccando parzialmente il traffico con la moto ferma.
Provo per un po', poi mi arrendo e, mestamente, spingo la moto a bordo strada. Continuo a provare. Diversi russi, invece di prendermi a male parole dopo il "sorpasso" finito così male, vengono a darmi una mano e allora penso di provare a partire a spinta. Mi spingono in tre, sulla strada con i lavori in corso, ma la moto non parte. Mentre i russi prendono fiato, io continuo a provare, dando ogni tanto dei colpetti al motore con poca convinzione. La moto, improvivsamente e senza un motivo apparente, parte.
Ringrazio e saluto.
Correzione del 16.12.2011. L'episodio raccontato è avvenuto il giorno dopo (ricordavo male); ho controllato oggi ascoltando il report filmato giornaliero. Lo lascio comunque qui, perchè la foto riportata è comunque simile alla situazone del giorno dopo.
La strada ora è buona; certo che è difficile rispettare i limiti di velocità (massimo 90) su queste strade, in questa pianura sconfinata.


Comunque non ho problemi con la polizia, anche perchè praticamente tutti gli automobilisti che vengono dalla direzione opposta mi avvisano; passo quindi sempre piano davanti alle pattuglie, anche salutando... e poi riaccelero. Siate comprensivi, ma senza cruise control (non funzionante dopo l'incidente) proprio non ce la faccio ad andare piano.
Tra Ishim e Kurgan, una rotatoria complessa: ma non avevano detto che in Siberia c'è una sola strada?


Tra Ishim e Kurgan, finalmente torno sulla via principale, dopo aver completato l'aggiramento del Kazakistan.
Avvicinandomi a Chelyabinsk, la strada peggiora.


Presso Chelyabinsk (che supero con un'ampia circonvallazione a sud), cominciano i cartelli che indicano città oltre gli Urali (quindi in Europa): Ufa km 420. Prevedo di fermarmi prima stasera, ma vorrei superare gli Urali, entrando quindi in Europa.
Dopo Chelyabinsk, la strada comincia a salire, ma lentamente.
Il passaggio degli Urali è molto progressivo, niente di paragonabile a un valico sulle nostre Alpi. In pratica quasi non ci si accorge del valico; a ciò si aggiunge il fatto che, nonostante per 3 volte abbia valicato gli Urali in moto, non sono mai riuscito a vedere il segnale che, dicono, segna in modo evidente il confine tra i due continenti.
Comunque, in un punto non ben determinato degli Urali, tra le città di Miass e Zlatoust (più vicino a quest'ultima, a circa 600 m di quota, passo dall'Asia all'Europa.
Molto fastidioso il traffico pesante, anche perchè i camion arrancano in salita e provocano lunghe file e effluvi pestilenziali, dai quali mi libero appena possibili con rapide accelerate.
                                                                                 

Ed ecco (circa) il passaggio Asia-Europa, a sud-est di Zlatoust, a circa m 600 di quota.


Superato il valico, la strada ha una discreta pendenza (il cartello dice 6%); lo noto soprattutto per i camion che arrancano iln salita.


Dopo il valco c'è un saliscendi: un altra collina da superare, più alta della precedente (oltre m 800), anche se non è lo spartiacque Asia-Europa.


Comincia a piovere e affretto il passo per trovare un riparo. Non ho infatti indossato l'antipioggia, anche perchè faceva piuttosto caldo. Piove col sole.


Dopo pochi chilometri arrivo ad uno spiazzo, dove c'è un bar/ristorante e venditori di souvenir. Ne approfitto per ripararmi, anche se dopo un po' smette di piovere.
Noto una moto parcheggiata: aspetto un po'; se c'è una moto, c'è un motociclista. Infatti arrivano poco dopo: sono una coppia di ragazzi russi, vanno verso l'Asia, un giro breve.
                                                                                 

Sono in Europa, per oggi basta. Sono le 17, decido di continuare per un centinaio di chilometri, e di fermarmi a dormire prima di Ufa.
La strada continua piuttosto consumata, a volte con fastidiosi koleyni; fastidioso anche l'intenso traffico pesante, messo in difficoltà dalle pendenze (anche non elevate) della salita.
Dopo poco più di 100 km trovo un bell'albergo, tutto in legno. Il bagno è nel corridoio, come al solito, ma la stanza è comoda.


Vado a cena nel ristorante posto sull'altro lato del piazzale e qui succede una cosa antipatica.
Ordino il piatto, pago (150 rubli) e, nell'attesa che sia pronto, chiedo un snack al cioccolato. Pago lo snack e vado a lavarmi le mani. Torno quindi al banco e chiedo lo snack. La ragazza alla cassa mi chiede di nuovo i 25 rubli dello snack (€ 0,62)! Dico che l'ho già pagato, ma la ragazza insiste.
Ovviamente insisto anch'io: guarda che te l'ho già pagato, una banconota da 10, una moneta da 10 e una moneta da 5; guarda nella tua cassa! Il tutto senza che la ragazza capisca l'inglese, ma accompagnato da chiari gesti. Interviene anche una signora russa (gentile) che parla inglese e spiega alla ragazza, che però insiste. A questo punto mi arrabbio, prendo lo snack, platealmente, e mi siedo al tavolo mostrandolo, invitandola a chiamare la polizia se vuole i 25 rubli.
Potrei essermi dimenticato di averlo pagato, ma non posso ricordarmi una cosa che non è avvenuta, cioè il pagamento. La ragazza già mi era antipatica prima, quando si occupava della cassa e raccoglieva le ordinazioni con le cuffiette della musica alle orecchie: pensa al tuo lavoro, invece di ascoltare musica.
Consumo la mia cena e me ne vado; nessuno mi disturba.
Sulla veranda dell'albergo, guardo la foresta che circonda tutto. Sono nella regione degli Urali, all'estremità orientale dell'Europa: ormai ho solo questo piccolo continente da attraversare: casa non è lontana.

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