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Sei in: MOTO - ITALIA GIAPPONE E RITORNO - DIARIO DI VIAGGIO - GIORNO 35

ITALIA - GIAPPONE E RITORNO
3.6/31.7.2011 - km 33.876

Andata
10 11 12 13 14 15 16 17 18  
Corea
19 21 22 23 24 25 26 27 28  
Giappone
29 30 31 32 33 34 35 36 37 38

(Altaj: 49/51)

 
Ritorno
39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59
Conclusioni
Ringraziamenti
Motoguida

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7.7.2011 - giovedì - giorno 35
M.Fuji (Lago Yamanaka) (6.08) [+7]
W Izumi (17.50) [+7]
km 404
viaggio h 11.42, guida h 8.06
Gps Garmin
GPX
Google Earth

Fotoalbum del giorno

In tenda è il modo più bello di passare la notte; mi sento come rigenerato. Ero stanco di alberghi, pur se confortevoli e non cari; stanco di cemento; stanco di città, traffico e gente. Avevo proprio voglia, bisogno, di una notte nella natura, nella mia tenda, accanto la mia moto. Solo noi.
Certo, il tempo non è il massimo, può piovere da un momento all’altro: ma per ora non piove, io ho riposato bene e un’altra esaltante giornata, ne sono certo, mi attende. Non sono ancora le 4.30 quando mi alzo ed esco dalla tenda; mancano 5 minuti all’alba, ma ho riposato bene. Appena apro la tenda, vedo il lago.


Pochi passi e sono sulla riva del lago, per ammirarlo all’alba. Capisco subito che anche oggi difficilmente potrò vedere il Monte Fuji; anzi, ora sarà difficile anche scamparla alla pioggia, viste le premesse. E’ comunque bellissimo: il lago, all’alba, tra le montagne.


Torno alla moto, la scopro e comincio a caricare i bagagli. La katana fa capolino attraverso il telo coprimoto, come a indicarmi la strada.


45’ minuti dopo l’alba, è già cambiata la luce, ma le nubi sono sempre lì, a coprire le montagne intorno al lago.


Carico i bagagli nella moto, ma ancora non smonto la tenda, per darle la possibilità di asciugarsi un po’ dall’umidità della notte. Inoltre mi piace indugiare ad ammirare il lago e le montagne, in questa tranquillità; spero anche che esca un po’ di sole, ma non mi illudo.
                                                               

Passa un pescatore, un anziano giapponese, con la sua barchetta. Chiacchieriamo un po’, quasi senza parlare (problemi di lingua); accenno al Fuji e al tempo, lui annuisce e indica in direzione del vulcano, ma il suo dito non può che rivolgersi verso un muro di nubi.
Bene, è ora di partire; il Monte Fuji mi aspetta, e poi le Alpi giapponesi.
Partito dal campeggio, costeggio il lago Yamanaka. Il monte Fuji è lì, dall’altra parte del lago, coperto dalle nubi. Non lo vedo, ma lo intuisco, lo “sento”; è una presenza imponente; anche questo è bello: non vederlo, ma “intuirlo”. Ne vedo la ampie pendici, immagino la sua grande altezza, incombente sul lago, seguo con l’immaginazione i suoi declivi, intuendo dove è la sua cima innevata. E’ quasi più bello che vederlo; o forse no, comunque l’innegabile delusione è temperata dall’emozione di trovarmi al suo cospetto.
                                                                                  

Supero il lago e continuo sul versante nord del monte Fuji. Ad una sosta (presso un punto della catena “Lawson Station”, molto comoda e fornita, alimentari e altro) noto la maniacale attenzione con cui i giapponesi attuano la raccolta differenziata. Non semplicemente raccolta plastica, non semplicemente raccolta bottiglie di plastica, ma separatamente: bottiglie di plastica da una parte e tappi dall’altra.


Nel supermercato c’è uno sportello ATM: provo (più per curiosità che per necessità) a prelevare con le mie carte di credito (col bancomat so già che è quasi impossibile); stranamente accetta solo carte giapponesi oppure quelle che sembra accettare indipendentemente dal paese di emissione, non le accetta comunque (provato con American Express e Visa). I pagamenti con carte di credito invece sono accettati. Vuol dire che in questi ultimi giorni userò al massimo la carta di credito; infatti sto finendo i contanti e devo tenere circa € 100 da parte (in yen) per pagare i diritti doganali al porto di imbarco (che accetta solo contanti); né ho voglia di perdere tempo a cercare una banca e cambiare altri euro in yen.
Riparto, dopo un po’ svolto a sinistra e comincio la salita (a pagamento) sul versante nord del monte Fuji. Piove, ma la strada, anche se di montagna, è buona. A m 2.000 di quota (a 4 km in linea d’aria dalla cima) comincia a calare la nebbia.
                                                                                 

Arrivo al piazzale dove termina la strada: quota m 2.305, a km 3,5 dalla cima (sul versante sud di ieri ero a m 2.400 e a km 2,8).


Da qui partono alcuni sentieri per arrivare alla vetta; altri iniziano dalla strada sul versante sud, fatta ieri. Vedo alcuni escursionisti iniziare l’ascesa decisi


… e altri terminare la discesa leggermente provati.


Io invece qui, con la moto, devo fermarmi.
    

Ammiro il vulcano, almeno quel poco che se ne vede. Ma, anche quel poco, è imponente. Anche solo vedere l’inizio del declivio, dà un’idea di quello che c’è oltre.


Tutta l’area del Monte Fuji è parco nazionale, come ricorda la targa posta all’inizio del sentiero verso la cima.


Indugio un po’ nel piazzale, aspettando e sperando che le nubi diano un po’ di tregua per vedere la cima del vulcano, ma niente da fare: a volte sembra che la cappa compatta di nubi si sollevi, svelando quello che ricoprono; ma è solo un attimo, poco più di un illusione. Brandelli di una montagna, racchiusa dalle nubi come in uno scrigno.
                                                                                 

E’ ora di ripartire; ridiscendendo a valle e giungo al lago Kawaguchi (m 850), un altro dei Cinque Laghi dei Fuji. Noto molti alberghi sul lungolago e la spiegazione è semplice: da qui si gode una magnifica vista del Monte Fuji… ovviamente nubi e nebbia permettendo.
Come al solito il Fuji, si intuisce, si intravede, si “sente”.
                                                                                

Bene, la visita del Monte Fuji è finita; adesso tocca alle Alpi giapponesi. Dirigo verso nord, percorrendo per un breve tratto l’autostrada Chuo. Ne esco presso Matsumoto, diretto a Takayama: in mezzo ci sono appunto le Alpi giapponesi, nella regione centrale della grande isola di Honshu.
E’ una regione splendida. Risalgo una valle, diretto verso il valico che mi farà passare dal versante orientale a quello occidentale, tra verdi montagne, torrenti impetuosi e tranquilli “onsen” (sorgenti termali).
                                                                                

Ma il bello deve ancora venire. Come a volte accade, si deve lasciare la strada principale per trovare il meglio. La strada continua, moderna, passando sotto il valico con una lunga galleria. Ed è lì che vedo dirigersi un paio di motociclisti.
Non esito nemmeno un attimo, nonostante stia piovendo e la visibilità non sia certo ottimale. No, non passo il valico delle Alpi giapponesi, tra cime alte oltre m 3.000, con una banale, comoda e buia galleria; non ho fatto km 18.000 per questo. Noto sul gps la vecchia strada (la carta nemmeno la riporta), tortuosa come le vecchie strade di montagna sanno essere; zoomando con lo strumento già mi pregusto i tornanti e le curve nella foresta.
Individuo quindi una stradina alla mia sinistra e la imbocco deciso, sotto la pioggia incessante.
Magnifico; è uno dei momenti più belli del mio viaggio. Risalgo la montagna, curva dopo curva, sull’ asfalto di una strada quasi abbandonata (non incontro nessuno), ma comunque in buone condizioni; quasi non sento la pioggia, la moto sembra danzare sulla strada e ci innalziamo, insieme, fino alle nuvole.
                                                            

Arrivo al valico (m 1.800). Sono nel cuore della Alpi giapponesi… e non c’è nessuno. La folla è sotto di me, in galleria.


Scendo sul versante occidentale. Non è troppo tardi (sono ancora le 16, il sole tramonta alle 17.50), ma continua a piovere, anzi l’intensità della pioggia aumenta e sono ancora su strade ordinarie. Ad un certo punto mi fermo sotto una tettoia per la violenza della pioggia. Ne approfitto per due chiacchiere con un giapponese del posto.


Non posso però aspettare in eterno che la pioggia smetta e quindi dopo un po’ riparto. Finalmente trovo un albergo, oltre Takayama, a ovest della cittadina di Izumi.
Magnifica tappa, nonostante la pioggia, tutta di montagna: dal Monte Fuji alle Alpi giapponesi.
Domani tornerò sul Mar del Giappone, sul versante Nord-occidentale dell’isola di Honshu: è ora di avvicinarsi al porto di imbarco.

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