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Sei in: MOTO - ITALIA GIAPPONE E RITORNO - DIARIO DI VIAGGIO - GIORNO 26

ITALIA - GIAPPONE E RITORNO
3.6/31.7.2011 - km 33.876

Andata
10 11 12 13 14 15 16 17 18  
Corea
19 21 22 23 24 25 26 27 28  
Giappone
29 30 31 32 33 34 35 36 37 38

(Altaj: 49/51)

 
Ritorno
39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59
Conclusioni
Ringraziamenti
Motoguida

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28.6.2011 - martedì - giorno 26
Jirisan (6.56) [+7]
Bulguksa (18.12) [+7]
km 296
viaggio h 11.16, guida h 5.41

Gps Garmin
GPX
Google Earth

Fotoalbum del giorno

Apro la tenda e vedo che anche oggi è una bella giornata. Non splende il sole, ma solo perché è talmente presto che ancora non è sorto dietro le montagne che circondano il campeggio.


Ma il primo sguardo è ovviamente per lei, che rende possibile tutto questo:


Smonto rapidamente la tenda, carico la moto e prima delle 7 sono già in viaggio. Il sole sorge sopra le montagne:
    

Risalgo verso il valico di ieri, ma, come ho deciso ieri sera, prima del valico svolto verso un passo secondario (il Jeongryeongchi); all’inizio della salita un cartello avverte di un qualche pericolo, ma, essendo completamente in coreano (tranne la parola “danger”), non comprendo di cosa si tratti. Ignoriamolo:


Il sole illumina le verdi montagne e… l’asfalto dall’ottimo grip. Do gas: oggi si piega.


Arrivo in breve al valico (le distanze sono limitate), a quota m 1.172, da dove posso ammirare un bel panorama sulle montagne circostanti (oggi finalmente c’è poca nebbia):
                                                                                      

All’ingresso del parcheggio c’è una specie di posto di controllo (forse si paga), ma, non so se per l’ora o per la stagione, non c’è nessuno, come del resto è deserto tutto il piazzale e gli edifici intorno.
La strada che scende dal passo (sul versante nord) è altrettanto bella, anche se, come al solito, è più entusiasmante la salita.
Faccio colazione nel primo paese, in un negozio di alimentari (tutto il resto è chiuso, ma quando si svegliano i coreani? O forse sono io che sono partito molto presto); entrando nel negozio, noto che la titolare stava dormendo in una stanza sul retro. Mi dispiace un po’ averla svegliata… ma solo un po’: io ho fame.
Ogni tanto qualche cantiere stradale, ma ottimamente segnalato e che non crea problemi: nulla a che vedere con la Russia! E comunque, anche la forma ha la sua importanza; come si fa a non sorridere quando il cantiere è segnalato in questo modo (sono quasi tutti così in Corea)?
     

Sono in sella da un paio d’ore, colazione approssimativa (con dei biscotti “strani”); sento il bisogno di un caffè, ma qui in Corea trovarne uno “serio” è più difficile che vincere alla lotteria. Al primo locale aperto, prendo l’ennesimo surrogato: una lattina, gelata, di una bevanda che dovrebbe essere caffè (e c’è pure la scelta tra numerose marche di “caffè”). Inutile commentare.
Sulla statale supero un veicolo strano: sono piuttosto comuni qui in Corea. A 3 o 4 ruote, potenza (e motore, credo) da motorino 50 cc, condotti quasi sempre da anziani, una sella che in pratica è una sedia, cestino davanti e dietro. Brutti da morire, ma, sembra, pratici, soprattutto per persone con ridotta mobilità.


Arrivo a Daegu, una grande città. Attraversarla è un inferno. Nonostante il gps (o forse proprio a causa sua), finisco sempre per trovarmi all’ingresso di un’autostrada (per quanto abbia impostato l’opzione di evitarle), da cui ovviamente vengo ributtato fuori. Una volta, esasperato, tiro dritto al casello e ne esco dopo 100 metri, alla prima occasione (non posso fare retromarcia o inversione a U con i veicoli dietro); il casellante protesta e dice qualcosa di incomprensibile e io gli rispondo (ovviamente lui non capisce quello che dico, ma mi voglio sfogare e poi il mio tono è abbastanza chiaro): “Ma come cavolo li mettete i segnali?! Come si fa a mettere il segnale di divieto di accesso solo all’ultimo momento, quando ormai sono arrivato al casello con la moto? E io da dove esco se non c’è una via di uscita? Io che ne so che sto per arrivare in autostrada, tanto più che molti segnali sono solo in coreano!”
Il casellante allarga le braccia e sorride, ma smette di protestare; mi segna il numero di targa (fa pure, tanto…) e mi lascia uscire.
Capisco che è meglio se ignoro il gps, limitandomi a guardarlo per comprendere la direzione: tiro dritto verso est e dopo un’ora e mezzo di su e giù per la città, finalmente esco da Daegu. Il tutto avviene con circa 40°.
Arrivo a Gyeongju, dove voglio visitare il parco delle tombe reali a tumulo (Tumuli Park). E’ un grande parco, posto nel centro dalla città. Gyeongju era la capitale del regno Silla (uno dei Tre Regni dell’antica Corea), che dominò la Corea sudorientale per 1.000 anni (fino al X sec. d.C.). Nel parco sono poste 20 tombe reali, tutte costruite, appunto, nella forma del tumulo; tutti i tumuli sono coperti da un verde prato. L’atmosfera è unica; sembra di girare in un campo da golf. Molto bello.
Stonano un po’ i 2 pupazzi reali all’ingresso, ma, si sa, ai coreani piacciono i fumetti.
                                
      
Ignaro dell’importanza archeologica del sito, uno scoiattolo sgaiattola su e giù tra gli alberi, incurante dei richiami di un’addetta al parco, ma riesco a fotografarlo.
                                                                                    

Dopo il parco delle tombe reali, visito il vicino Ch'omsongdae. Un aspetto poco significativo a prima vista, ma è il più antico osservatorio astronomico dell'Asia orientale.
    

Presso l’osservatorio, le Tombe Onung, i più antichi tumuli tombali della zona:


A 16 km da Gyeongju, in direzione del vicino mar del Giappone, il tempio più importante dell’antico regno di Silla: Bulguksa. E’ imponente, costruito su una serie di terrazze di pietra. Molti turisti, anche qualche occidentale. Nella prima foto l'ingresso esterno con la biglietteria.
                             

Trovo alloggio a pochi chilometri, presso una famiglia coreana che mette a disposizione alcune stanze.
Molto simpatici. Mi offrono il caffè e chiacchieriamo (compatibilmente con la loro scarsa conoscenza dell'inglese) in giardino, dove parcheggio la mia moto.
La mia camera è attrezzata di cucina, quindi mi cucino "italiano" anche oggi.
Splendida giornata.

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